La strada verso la cogenerazione è aperta, tuttavia occorre essere coscienti di quanto sia impegnativo impiegare con successo il sottoprodotto di un impianto cogenerativo: il calore.
Il decreto DM 6 luglio 2012 prevede un premio, denominato CAR (cogenerazione ad alto rendimento) per l’autoconsumo di calore. In ambito agricolo il calore può essere utilizzato per il riscaldamento di stalle o serre, impianti di essicazione, produzione di acqua calda sanitaria.
La serra è un’opportunità solo per coloro che sono coscienti di intraprendere non un’attività (solo cogenerazione) bensì due: cogenerazione e serricoltura. Dimostrare di utilizzare il calore non è sufficiente; le serre devono essere produttive. E’ noto che il GSE è in questo momento alle prese con verifiche molto severe sulle “improduttive” serre fotovoltaiche, arrivando in molti casi a sospendere o revocare l’incentivo del Conto Energia. Non sarebbe una novità scoprire che vengono premiate serre incolte ma riscaldate, magari anche in estate.
Cominciamo con il dire che una serra domanda calore in inverno, e lo fa con estrema discontinuità, mentre in estate richiede raffrescamento. D’altra parte il cogeneratore produce calore con continuità lungo tutto l’anno, almeno 8000 ore/anno. Il grafico che segue mostra con un’evidente semplificazione questa difficile sovrapposizione tra utenza serra e cogeneratore.
È facile capire che il calore della cogenerazione, del tutto incoerente con la domanda, è in prima battuta difficile da sfruttare: è troppo quando non serve ed insufficiente quando lo si richiede.